Immagini e parole
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Immagini e parole
Mi piace a volte osservare dei quadri e tirarne fuori delle storie, se piace anche a voi fatemi leggere le vostre io intanto vi do le mie.
Sono una piccola pietra, vivo da sempre sulla scogliera. Ah quante anime ho visto passare di qua !
Innamorati che giuravano alla luna, disperati che con un passo hanno messo fine alle loro sofferenze, pescatori dalle lunghe canne osservare il tendersi della lenza. Si tante anime, ed ognuno di loro ha cercato qui delle risposte, chissa' poi perche' proprio qui.
Si, sono una piccola pietra e' vero, ma avrebbero potuto chiedermi ! Sono anni che sto qui ad osservare tutti voi che passate, e non vi accorgete di me.
Preferite a me il mare profondo, il cielo terso o tempestoso, preferite il baratro. A loro volgete il vostro sguardo che poi si perde all'orizzonte ed intanto mi calpestate, calpestate me che qui ci vivo dall'inizio.
Siete dei folli ! Io sono solo una piccola pietra e sono costretta a rimanere in questo posto a meno che non venga un bimbo e mi getti per gioco nell'abisso. Ho molte risposte perche' non mi sono mai posta domande, ho vissuto delle vostre ed ora ne ho abbastanza di voi, della mia solitudine e del mio silenzio. Ma anche domani purtroppo saro' qui immobile, aspettando che qualcuno finalmente parli anche con me. Ma so che le persone cercano sempre l'orizzonte e non guardano mai in basso ahime'.
Sono una piccola pietra, vivo da sempre sulla scogliera. Ah quante anime ho visto passare di qua !
Innamorati che giuravano alla luna, disperati che con un passo hanno messo fine alle loro sofferenze, pescatori dalle lunghe canne osservare il tendersi della lenza. Si tante anime, ed ognuno di loro ha cercato qui delle risposte, chissa' poi perche' proprio qui.
Si, sono una piccola pietra e' vero, ma avrebbero potuto chiedermi ! Sono anni che sto qui ad osservare tutti voi che passate, e non vi accorgete di me.
Preferite a me il mare profondo, il cielo terso o tempestoso, preferite il baratro. A loro volgete il vostro sguardo che poi si perde all'orizzonte ed intanto mi calpestate, calpestate me che qui ci vivo dall'inizio.
Siete dei folli ! Io sono solo una piccola pietra e sono costretta a rimanere in questo posto a meno che non venga un bimbo e mi getti per gioco nell'abisso. Ho molte risposte perche' non mi sono mai posta domande, ho vissuto delle vostre ed ora ne ho abbastanza di voi, della mia solitudine e del mio silenzio. Ma anche domani purtroppo saro' qui immobile, aspettando che qualcuno finalmente parli anche con me. Ma so che le persone cercano sempre l'orizzonte e non guardano mai in basso ahime'.
47mirtocheparla-
Re: Immagini e parole
notte insonne... ma questo topic è carino... a mente lucida ci ripasserò
mi sento come la pietrina di topo... tutta calpestata
a plus tard
mi sento come la pietrina di topo... tutta calpestata
a plus tard
Re: Immagini e parole
Ma il vento non ti chiede di seguirlo, arriva e ti sferza. Certe volte e' talmente forte che non puoi fare altro che aggrapparti e salvarti, non importa cosa ti vola intorno, non importa se erano cose tue, esso arriva e te le porta via, ricordandoti solo di sopravvivere.
Spesso il vento porta nervosismo nelle persone e mi sono sempre chiesto perche'. Io adoro il vento, lo sento nella musica, sento il suo ritmo forte, intenso, battente, e mentre suona ti accarezza o ti prende a schiaffi.
Alza le onde, scoperchia i tetti arriva in un attimo ed in un attimo se ne va, lasciandoti intorno cadaveri di cose inutili. Il grano paga il suo prezzo in spighe ma vive, gli alberi si sfrondano ma vivono qualche animale perde del pelo ma vive ancora, quando il vento si allontana. Tu frastornato segui la sua musica che decresce, di nuovo cala il silenzio.
Vorrei un grande vento che togliesse il superfluo a chi ha troppo e portasse a chi non ha, un grande vento che sia una livella come la morte per Toto'. Ma, il vento non ha ideali, egli toglie quello che puo' e lo porta lontano, non e' compito suo colpire il grasso e dare al magro, il vento e' solo uno strumento ma io che lo so dono ad esso quello che posso, e quello che posso sono i pensieri, troppi a volte. Cosi' quando leggerai queste righe folli ed inconcludenti, guarda la finestra ascolta il sibilio, e' il vento che arriva.
Spesso il vento porta nervosismo nelle persone e mi sono sempre chiesto perche'. Io adoro il vento, lo sento nella musica, sento il suo ritmo forte, intenso, battente, e mentre suona ti accarezza o ti prende a schiaffi.
Alza le onde, scoperchia i tetti arriva in un attimo ed in un attimo se ne va, lasciandoti intorno cadaveri di cose inutili. Il grano paga il suo prezzo in spighe ma vive, gli alberi si sfrondano ma vivono qualche animale perde del pelo ma vive ancora, quando il vento si allontana. Tu frastornato segui la sua musica che decresce, di nuovo cala il silenzio.
Vorrei un grande vento che togliesse il superfluo a chi ha troppo e portasse a chi non ha, un grande vento che sia una livella come la morte per Toto'. Ma, il vento non ha ideali, egli toglie quello che puo' e lo porta lontano, non e' compito suo colpire il grasso e dare al magro, il vento e' solo uno strumento ma io che lo so dono ad esso quello che posso, e quello che posso sono i pensieri, troppi a volte. Cosi' quando leggerai queste righe folli ed inconcludenti, guarda la finestra ascolta il sibilio, e' il vento che arriva.
47mirtocheparla-
Re: Immagini e parole
Con la fine dell'autunno, le contrade e le corti cominciavano a vivere una vita di gruppo più intensa, perché il lavoro assumeva un ritmo diverso da quello delle stagioni produttive (primavera - estate).
Nel cuore dell'inverno, la stalla diventa il centro della vita sociale e familiare, perché le case erano umide e fredde e la legna scarseggiava. Così, al primo freddo novembrino, le famiglie di una contrada
o di una corte, come i contadini del paese, si riunivano nella propria stalla o in quella del vicino e vi restavano fino a un'ora "da cristiani", al caldo degli animali, sotto la luce di una lucerna a
petrolio: era il filò. Durante il filò si parlava dei più e dei meno, ma esso aveva una fisionomia ben precisa, una ritualità e una sua importanza economica.
Le donne si dedicavano al rammendo, a far calze, scarpette e, soprattutto a filare. La dote, sacrosanta, era messa insieme dalle ragazze durante il filò, magari sotto gli occhi attenti del moroso che
misurava la bravura della futura sposa.
Le madri erano attente custodi che tra le figliole e i ragazzi non ci fossero eccessive confidenze. Anche le parole o le espressioni grasse dovevano essere evitate.
In questo aspetto si deve riconoscere l'insegnamento della Chiesa che vedeva con preoccupazione morale la promiscuità dei filò. Gli uomini si dedicavano alla riparazione delle "arte", gli arnesi da lavoro.
I "zughi dei filó" erano un passatempo ricercato dai giovani che, talvolta, rappresentava un premio e un timoroso approccio tra ragazzi e ragazze con la scusa della penitenza.
La penitenza poteva essere un bacio alla "vecia Maria", uscire nella neve, baciare la coda di una vacca e, raramente per la verità, fare una carezza a qualche "butela"!
Ma il momento magico dei filò, che passava dalla povertà quotidiana allo splendore della creazione fantastica, scaturiva dai racconti dei "contafole", detti anche "poeti".
La trama delle loro "fole' ripete schemi e argomenti noti in tutto il mondo, ma l'importanza della favola veneta deriva da un intrinseco valore, dovuto all'uso del dialetto, al riflesso che in essa
troviamo di una società oggi scomparsa. C'erano poi le "fole de ciesa", ad argomento religioso, capaci di suscitare nei ragazzi motivi di educazione morale.
Così il filò si trasformava in una scuola senza banchi, dove i ragazzi apprendevano dagli anziani il modo di pensare e di comportarsi, secondo l'esperienza. L'esperienza "dei veci" era l'unico libro aperto:
alla scrittura, i contadini sostituivano la parola.
(Ríd. e adatt. da "Leggende e racconti popolari del Veneto', D. Coltro, Newton Compton Editori)
L'ago penetro' nella carne in un istante, dolore e subito il sangue a sporcare il pavimento. La ragazzina si porto' il dito alla bocca in un gesto naturale che non passo' inosservato agli occhi del giovincello di fronte a lei.
Gli sguardi dei due adolescenti s'incrociarono per un istante, un attimo solo ed i due si giurarono l'uno all'altro. Subito dopo le anziane donne girarono il capo ad osservare, ed i due ripresero la loro attivita' normale, lei con l'ago, lui con il martello.
Durante la serata arrivo' l'allarme, gli argini stavano cedendo, il fiume era gonfio e da fuori la stalla voci allarmate invitavano ad uscire.
Tutti allora si alzarono per andare a vedere cosa stava succedendo, tutti corsero fuori chi per curiosita', chi per paura, chi per dare una mano.
I due ragazzi rimasero soli a guardarsi, nessuno badava loro. Non una parola, in quel silenzio surreale. Il ragazzo si alzo' ed ando' a chiudere la porta della stalla, lei sapeva benissimo che questo non era per il freddo che poteva entrare, nonostante la sua giovane eta' gia sapeva cosa le stava per accadere e lo accettava.
Dopo un po' di tempo rientrarono tutti, gli argini avevano retto e fortunatamente la pioggia stava lentamente cessando. La ragazza stava cucendo ed il ragazzo batteva con il suo martello. Per terra un fiore bianco, il gambo reciso.
Nel cuore dell'inverno, la stalla diventa il centro della vita sociale e familiare, perché le case erano umide e fredde e la legna scarseggiava. Così, al primo freddo novembrino, le famiglie di una contrada
o di una corte, come i contadini del paese, si riunivano nella propria stalla o in quella del vicino e vi restavano fino a un'ora "da cristiani", al caldo degli animali, sotto la luce di una lucerna a
petrolio: era il filò. Durante il filò si parlava dei più e dei meno, ma esso aveva una fisionomia ben precisa, una ritualità e una sua importanza economica.
Le donne si dedicavano al rammendo, a far calze, scarpette e, soprattutto a filare. La dote, sacrosanta, era messa insieme dalle ragazze durante il filò, magari sotto gli occhi attenti del moroso che
misurava la bravura della futura sposa.
Le madri erano attente custodi che tra le figliole e i ragazzi non ci fossero eccessive confidenze. Anche le parole o le espressioni grasse dovevano essere evitate.
In questo aspetto si deve riconoscere l'insegnamento della Chiesa che vedeva con preoccupazione morale la promiscuità dei filò. Gli uomini si dedicavano alla riparazione delle "arte", gli arnesi da lavoro.
I "zughi dei filó" erano un passatempo ricercato dai giovani che, talvolta, rappresentava un premio e un timoroso approccio tra ragazzi e ragazze con la scusa della penitenza.
La penitenza poteva essere un bacio alla "vecia Maria", uscire nella neve, baciare la coda di una vacca e, raramente per la verità, fare una carezza a qualche "butela"!
Ma il momento magico dei filò, che passava dalla povertà quotidiana allo splendore della creazione fantastica, scaturiva dai racconti dei "contafole", detti anche "poeti".
La trama delle loro "fole' ripete schemi e argomenti noti in tutto il mondo, ma l'importanza della favola veneta deriva da un intrinseco valore, dovuto all'uso del dialetto, al riflesso che in essa
troviamo di una società oggi scomparsa. C'erano poi le "fole de ciesa", ad argomento religioso, capaci di suscitare nei ragazzi motivi di educazione morale.
Così il filò si trasformava in una scuola senza banchi, dove i ragazzi apprendevano dagli anziani il modo di pensare e di comportarsi, secondo l'esperienza. L'esperienza "dei veci" era l'unico libro aperto:
alla scrittura, i contadini sostituivano la parola.
(Ríd. e adatt. da "Leggende e racconti popolari del Veneto', D. Coltro, Newton Compton Editori)
L'ago penetro' nella carne in un istante, dolore e subito il sangue a sporcare il pavimento. La ragazzina si porto' il dito alla bocca in un gesto naturale che non passo' inosservato agli occhi del giovincello di fronte a lei.
Gli sguardi dei due adolescenti s'incrociarono per un istante, un attimo solo ed i due si giurarono l'uno all'altro. Subito dopo le anziane donne girarono il capo ad osservare, ed i due ripresero la loro attivita' normale, lei con l'ago, lui con il martello.
Durante la serata arrivo' l'allarme, gli argini stavano cedendo, il fiume era gonfio e da fuori la stalla voci allarmate invitavano ad uscire.
Tutti allora si alzarono per andare a vedere cosa stava succedendo, tutti corsero fuori chi per curiosita', chi per paura, chi per dare una mano.
I due ragazzi rimasero soli a guardarsi, nessuno badava loro. Non una parola, in quel silenzio surreale. Il ragazzo si alzo' ed ando' a chiudere la porta della stalla, lei sapeva benissimo che questo non era per il freddo che poteva entrare, nonostante la sua giovane eta' gia sapeva cosa le stava per accadere e lo accettava.
Dopo un po' di tempo rientrarono tutti, gli argini avevano retto e fortunatamente la pioggia stava lentamente cessando. La ragazza stava cucendo ed il ragazzo batteva con il suo martello. Per terra un fiore bianco, il gambo reciso.
47mirtocheparla-
Re: Immagini e parole
Les amants- R. Magritte
Amarsi senza mai "conoscerci".
Forse è un meccanismo che potrebbe però essere la carta vincente.
Oscuriamo ogni passato... godiamo di quello che la vita ci passa in questo istante.
Forse è l'unica maniera di amare veramente. Come non c'è passato non ci sarà futuro... ma il presente è questo... due persone che si amano ma che sono anche come innocenti vittime della propria ingenuità.
Gli amanti sono tali perché sono come un fiamma che brucia finché ha la stoppa per farlo.... finita quella... adieu... ma rimane una passione da ricordare per sempre...
____
(p.s. - topo è bellissimo questo topic che hai aperto ;-)
Amarsi senza mai "conoscerci".
Forse è un meccanismo che potrebbe però essere la carta vincente.
Oscuriamo ogni passato... godiamo di quello che la vita ci passa in questo istante.
Forse è l'unica maniera di amare veramente. Come non c'è passato non ci sarà futuro... ma il presente è questo... due persone che si amano ma che sono anche come innocenti vittime della propria ingenuità.
Gli amanti sono tali perché sono come un fiamma che brucia finché ha la stoppa per farlo.... finita quella... adieu... ma rimane una passione da ricordare per sempre...
____
(p.s. - topo è bellissimo questo topic che hai aperto ;-)
Re: Immagini e parole
Una fanciulla vestita di bianco, lungo il fiume lavava i suoi panni.
Nell'aria si perdeva la voce della giovane donna, il suo canto toccava tutto e quel paesaggio
diveniva cosi' magico.
I raggi di sole danzavano sulle onde, qualche pesce saltava fuori dal corso d'acqua, alcuni animali anche tenendosi distante volgevano le loro orecchie verso quel suono armonioso.
L'uomo che passava di li' osservo' la ragazza, china sulla riva, e lo sguardo si soffermo' sul suo giovane corpo. Era forse sordo ? Non sentiva quell'uomo il dolce susseguirsi di quelle note ? Il suo viso era cupo e non c'era amore per quell'armonia donata, per quella felicita' antica. Il suo era desiderio, desiderio di possesso e non di condivisione del "tutto", non vide ne' gli animali ne' il sole danzante.
Fu un attimo solo, un lungo ed interminabile attimo a fermare il canto della fanciulla, poi torno' il silenzio ma per quell'uomo, che ora soddisfatto tornava alla sua casa, niente era cambiato. Arrivo' nel suo silenzio e nel suo silenzio lascio' la valle.
Nell'aria si perdeva la voce della giovane donna, il suo canto toccava tutto e quel paesaggio
diveniva cosi' magico.
I raggi di sole danzavano sulle onde, qualche pesce saltava fuori dal corso d'acqua, alcuni animali anche tenendosi distante volgevano le loro orecchie verso quel suono armonioso.
L'uomo che passava di li' osservo' la ragazza, china sulla riva, e lo sguardo si soffermo' sul suo giovane corpo. Era forse sordo ? Non sentiva quell'uomo il dolce susseguirsi di quelle note ? Il suo viso era cupo e non c'era amore per quell'armonia donata, per quella felicita' antica. Il suo era desiderio, desiderio di possesso e non di condivisione del "tutto", non vide ne' gli animali ne' il sole danzante.
Fu un attimo solo, un lungo ed interminabile attimo a fermare il canto della fanciulla, poi torno' il silenzio ma per quell'uomo, che ora soddisfatto tornava alla sua casa, niente era cambiato. Arrivo' nel suo silenzio e nel suo silenzio lascio' la valle.
47mirtocheparla-
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